A cura di Andrea Arrighi (psicoterapeuta junghiano ad indirizzo filosofico e biografico)
Le immagini di film, ma anche e forse soprattutto di video, anche brevissimi, ci intrattengono nei momenti di pausa o di attesa di qualcosa di importante. Ci fanno sorridere, arrabbiare ma anche riflettere. E possono in questo modo diventare una cura, ma anche un "veleno". Infatti sono in tanti a dichiararsi quasi "dipendenti" dal controllare e postare foto e video sui social che seguono. Con YouTube e Tik Tok siamo diventati anche piccoli "registi per caso", quando filmiamo la nostra vacanza o giornata lavorativa o la nostra vita intima e magari il nostro pranzo preferito. Ci auto-curiamo con video immagini e spesso si tratta di scoprire come sfruttare personalmente e al meglio questa possibilità, tenendo presenti anche gli aspetti critici.
Partendo da alcune semplici domande, possiamo anche immaginare delle pratiche che ci aiutino ad utilizzare le video immagini o i film semplicemente per rilassarci e prenderci cura di noi stessi:
Nel mio recente saggio L'energia delle (video) immagini. Creazione e racconto di sé attraverso il cinema e le sue variazioni (Alpes, 2023) propongo infatti esercizi di scrittura autobiografica che hanno anche l'obiettivo di mostrarci quanto viviamo di video immagini e quanto queste raccontino ed influenzino quello che facciamo e chi siamo. Infatti il cinema racconta favole e miti rivisitati o crea a sua volta nuove saghe ispirate alle tematiche mitologiche, come nel caso del "Signore degli anelli" e dei diversi film e serie televisive tratte dal più noto romanzo di Tolkien.
Il cinema ha raccontato spesso una storia collettiva di nazioni e culture. Attraverso la biografia dei protagonisti di un film vengono
proposti, ma soprattutto reinterpretati, avvenimenti storici, aspetti culturali di un'epoca, così come modi di considerare il proprio percorso
di vita. Nel diventare "regista per caso" con il suo cellulare e riprendendo i propri momenti migliori o più critici, oggi ognuno di noi "crea",
in qualche modo, un'interpretazione di quello che è o che vorrebbe essere. Questo duplice ruolo di spettatori e autori-attori è quella che mi
piace chiamare l'energia che video-immagini ci procurano, stimolando a ripensare costantemente le nostre storie di vita.
Serie televisive come Mare fuori, La casa di carta, così come i video dei The Jackal, accanto a film classici o recenti,
come Un uomo chiamato cavallo, Il sol dell'avvenire e Oppenheimer, per fare solo alcuni esempi, descrivono un immaginario
cinematografico che influenza culturalmente sia la nostra storia collettiva che quella personale. Peter Pan o Il signore degli
anelli sono narrazioni che ripropongono e attualizzano quelle mitologie più antiche che rimangono comunque modelli inconsapevoli del
comportamento umano per periodi lunghissimi. Morti e rinascite, riti iniziatici, appartenenze culturali mutevoli sono lo sfondo dei tentativi
che ogni persona compie non tanto per trovare, quanto piuttosto, per "creare se stessa", per dirla con Bob Dylan e con Carl Gustav Jung,
attraverso una narrazione, sempre in divenire, di sé e del proprio mondo.
In sostanza, i classici del cinema raccontano il mondo che ci ha accolto, i video che creiamo parlano di noi e di come ripensiamo la nostra storia di vita. Ognuno di noi, infatti, attraverso i diversi passaggi che affronta cambiando lavoro, partner o stile di vita, vive come dei riti iniziatici personali, spesso vissuti nelle difficoltà di un percorso di formazione o professionale. Senza accorgersene, ognuno riprenderà e si ispirerà ad immagini tratte da film, video e certamente anche da libri o da esperienze di vita per lui particolarmente significative. Gli esercizi autobiografici che propongo nel mio testo, simili a quelli accennati, aiutano chi legge a ritrovare le "sue" immagini guida nelle esperienze più importanti per lui.
La versione cinematografica de La casa degli spiriti, il più famoso romanzo di Isabel Allende, permette forse ad un pubblico più vasto rispetto a quello degli appassionati di letteratura latinoamericana di apprezzare i notevoli capovolgimenti e colpi di scena che spesso i racconti autobiografici, come quello dell'autrice, mostrano.
La storia inizia raccontando le generazioni più recenti per arrivare, in un modo graduale e rocambolesco a capire come si è arrivati a
loro iniziando dal racconto dei parenti più lontani nel tempo.
La trama del film, sintesi del notissimo romanzo, ci porta a sconvolgimenti esistenziali, così come a situazioni di calma
apparente, dove i personaggi sembrano aver trovato un loro ruolo definitivo nella storia. Ma cambiamenti sociali, politici ed
economici spingono ogni soggetto a doversi inventare nuovamente, anche in modo drastico e talvolta brutale. Ad esempio, il padre proprietario
terriero finirà col salvare il suo bracciante più ribelle e nemico temuto, perché è ora diventato anche padre di suo nipote e compagno di
sua figlia. I due si abbracceranno prima di andare assieme all'ambasciata americana del Cile, in modo che il suo ex bracciante e ora
sovversivo rivoluzionario ricercato dal regime, possa fuggire da un arresto e da una morte sicura in quanto contrario alla nuova
dittatura di Pinochet instaurata militarmente nel paese. Il nonno della protagonista capisce di avere infatti una notevole responsabilità
nell'aver facilitato il golpe militare che ha destituito e ucciso il legittimo presidente del Cile Salvador Allende e instaurato quella che
si rivelerà una lunga dittatura militare. Per avere notizie e far liberare sua figlia, arrestata in quanto compagna di un dissidente
clandestino combattente, il padre utilizza la sua amicizia di lungo periodo con una prostituta che riuscirà nel complicato compito di
far liberare la figlia.
Le biografie, come quella appena accennata solo come esempio, raccontano quindi inaspettati cambi di programma e di vita e di posizioni etiche. Non ritengo utile svelare i molteplici passaggi narrativi della vicenda. Mi interessa, piuttosto, il modo di narrare da parte di una nipote, Isabel Allende stessa, che ci introduce un intreccio tra generazioni: mostra come una famiglia sia connessa ad una certa epoca e di come sia intrinsecamente legata ad una cultura, formata anche dai parenti più lontani generazionalmente. Qui lo sfondo della narrazione è la storia del Cile e del colpo di stato che uccide il presidente Salvator Allende, democraticamente eletto, l'11 settembre 1973. Ma la vicenda racconta, se vogliamo, anche il rapporto tra due coniugi con personalità particolarmente "forti", nel senso di profondamente determinate nel raggiungere quello che sentono essere l'obiettivo della loro vita. Lui, il nonno della protagonista, cerca il successo economico e politico, alleandosi con il partito conservatore; lei, la nonna, cerca di mantenere un contatto con se stessa e con le magiche forze interiori di cui avverte la potenza, quelle che gli fanno intuire il futuro prossimo e la presenza di una dimensione ultraterrena. Lo sguardo della donna qui, è uno che Jung chiamerebbe "intuitivo", cioè uno "sguardo dall'alto", che sa presagire quello che sarà il Cile oltre la dittatura. Ma è anche uno sguardo che sa perdonare, comprendendo quasi la "necessità" di quegli avvenimenti drammatici proprio per arrivare ad una conclusione dove, come accennato, i due "nemici" si abbracciano e uno salva l'altro.
Certamente rintracciamo anche una storia di "trasformazione del negativo": il protagonista maschile, ai suoi inizi, violenta e
mette incinta una contadina e sua serva. Molto più tardi questa donna chiederà aiuto, non solo economico, per il figlio nato dallo stupro:
il giovane, figlio illegittimo, otterrà di poter diventare ufficiale dell'esercito. Il suo rancore per essere stato il "figlio nascosto e
non desiderato" troverà sfogo nel torturare e violentare sua sorella, la figlia legittima, riconosciuta e amata, una volta che viene
catturata e destinata a diventare una delle tante persone "disperse", una volta scoperta essere l'amante di un capo dei ribelli alla dittatura
militare. Suo padre contatterà allora la prostituta che frequenta da anni, diventata nel tempo la sua compagna effettiva e una buona amica
a cui ha prestato soldi per darle una possibilità di lavorare "in grande" in città. Sarà la prostituta che, parlando con influenti generali,
riuscirà, come accennato, a fare liberare, in via eccezionale, la figlia e madre della narratrice di tutta la storia.
Dal racconto scopriamo, quindi, che è solo grazie a personaggi minori, screditati e volutamente tenuti, in tutti i sensi, nell'ombra, per
dirla in termini Junghiani, nascosti il più possibile dagli occhi pubblici, che la vicenda de La casa degli spiriti può giungere ad
una conclusione positiva. Il padre-padrone si scusa con sua figlia e con il suo compagno, per anni il rivale più temuto e detestato: viene
affrontato il senso di colpa per aver favorito proprio quel colpo di stato che ha rischiato di far uccidere sua figlia, oltre che distruggere
le speranze di democrazia espresse con l'elezione regolare del presidente Allende.
Le citazioni cinematografiche e quelle dei video proposte nel testo hanno l'obiettivo di raccontare appunto le immagini che più ci raccontano e influenzano la nostra cultura e quello che siamo. Ognuno di noi ha i suoi film o video di riferimento che servono come modelli utili soprattutto nei momenti personalmente più critici. Gli esercizi che ho citato sono solo alcuni esempi di come utilizzo il cinema e le video-immagini in un percorso psicotarapeutico ad orientamento psicoanalitico, con riferimento particolare alle teorie di Jung ed alle pratiche di scrittura autobiografica riformulate da Màdera e Progroff.
In conclusione, i classici del cinema raccontano il mondo che ci ha accolto, mentre i video che creiamo parlano di noi e di come interpretiamo e ripensiamo costantemente la nostra storia di vita. Creare e ricreare la propria storia, con video, scrittura autobiografica o riflessione sui film che più ci emozionano diventa, quindi, uno strumento (auto)terapeutico.
Arrighi, A. (2015), "La soluzione trascurata. Bene e male nella psicologia junghiana raccontati attraverso il cinema", Alpes, Roma.
Arrighi, A. (2023), "L'energia delle (video) immagini. Creazione e racconto di sé attraverso il cinema e le sue variazioni", Alpes, Roma.
Campbell J. (2008), "L'eroe dei mille volti", tr. it. Torino: Lindau, 2012.
Jung, C.G. (1912-1952) "Simboli della trasformazione", tr. it. in Opere vol.5. Torino, Bollati Boringhieri, 1992.
Màdera, R. (2022), "Il metodo biografico come formazione, cura, filosofia", Cortina, Milano.
Progoff, I. (1975), "Curarsi con il diario. Scrivere per imparare a conoscere noi stessi", Tr. it. Parma, Pratiche editrice, 1996.
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